Milano città d'acqua
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Milano città d'acqua
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Antichi canali, conche e chiuse ancora oggi caratterizzano il quartiere dei Navigli e mostrano l’evidente legame tra Milano e l’acqua, ricordo di tempi antichi quando la vita quotidiana era scandita anche dallo scorrere lento delle acque, e dove i canali spesso si sostituivano alle vie cittadine. La visita si svolgerà a bordo di una motobarca, con la quale avremo la possibilità di scoprire angoli nascosti del Naviglio Grande, andando a scoprire il contributo che Leonardo da Vinci ha lasciato con la creazione delle sue chiuse. In ultimo scenderemo sulla terraferma per conoscere una imponente Basilica di origine paleocristiana.
- VICOLO DEI LAVANDAILo storico vicolo prende il nome da un antico lavatoio, ancora esistente che fu in uso fino agli anni 50 e presso il quale sono stati lavati i panni di molti milanesi. Il vicolo è dedicato ai lavandai e non alle lavandaie perché nell’ottocento, contrariamente a quanto si pensa, erano gli uomini ad occuparsi del lavaggio dei panni, organizzati in vere e proprie confraternite. Lavare i panni nel lavatoio era infatti un lavoro duro, gli uomini muniti di secchio, sapone, spazzole e candeggina stavano a lungo inginocchiati sul “brellin” di legno a strofinare i panni sugli stalli di pietra. La drogheria posta di fronte al lavatoio e che un tempo vendeva ai lavandai il “palton” ovvero una pasta a base di cenere, sapone e soda e tutto ciò che serviva per il servizio, è oggi un caratteristico ristorante che ha mantenuto il fascino dell’epoca, mentre un centinaio di metri più avanti, al numero 6 del Vicolo si è conservata una centrifuga dei primi del 1900, antenata delle lavatrici moderne!
- PALAZZO GALLONIVasto palazzo nobiliare di una agiata famiglia borghese del 1600 che si affaccia direttamente sul Naviglio. È preceduto da un basso magazzino che ospitava le merci che arrivavano dal Naviglio, costituito da un tetto di tegole che poggia su semplici arconi, oggi tamponati da muri ma un tempo completamente aperti per consentire il passaggio di carri colmi di ortaggi. L’interno del Palazzo è adibito a “Centro dell’Incisione, istituzione creata nel 1975 da Gigi Pedroli, artista versatile ed eclettico e da Gabriella Casarico organizzatrice di incontri, mostre e altre attività connesse. E’ inoltre presente una scuola d’incisione che espone ‘antichi attrezzi’ del mestiere.
- CHIESA DI SAN CRISTOFORO SUL NAVIGLIOSuggestivo complesso costituito da due chiesette affiancate, la più antica delle quali, che corrispondeva alla attuale navata di sinistra, fu costruita nel 1192 ma poi fortemente rimaneggiata nel 1300 fino all’annessione di un ospedale per pellegrini ad per volere dell’eremita Pietro Franzoni di Tavernasco. La chiesa di destra è invece comunemente detta Capella Ducale e sorse nel XV secolo per volere di Gian Galeazzo Visconti, per celebrare il termine dell’epidemia di peste che aveva flagellato Milano. In questo luogo nel 1491 Ludovico il Moro volle incontrare la sua sposa, Beatrice d’Este che gli venne portata da Ferrara e Proprio sul ponte antistante la chiesa, nel 1813 furono dati alle fiamme gli atti della Repubblica Cisalpina, ormai invisa alla popolazione.
- DARSENAVero porto nel cuore della città, era stato voluto e realizzato nel 1603 dal governatore spagnolo Pedro Enríquez de Acevedo conte di Fuentes. Proprio la sua forma oblunga ci suggerisce la genesi spagnola perché è evidente che nacque adattandosi alle mura spagnole completate nel 1560. Ma la storia della nascita della Darsena ha origini molti più antiche, infatti fu nel 1177, qualche anno dopo la distruzione di Milano ad opera di Federico Barbarossa, che si decise di “deviare” parte del fiume Ticino per creare un canale navigabile che collegasse il Lago Maggiore a Milano, terminando la sua corsa nel laghetto di Sant’Eustorgio, piccolo specchio d’acqua – precursore della Darsena – oggi scomparso che si affacciava direttamente davanti alla basilica. Il luogo è oggetto oggi di una grande riqualifica attuata dal comune di Milano in vista di Expò, con la creazione del Darsena Center, centro polifunzionale dedicato ai temi dell’Esposizione Mondiale : natura e nutrizione.
- PONTE DELLO SCODELLINOSituato nel punto in cui il Naviglio Grande si immette nella Darsena di Milano, ha una struttura a un arco, ed è chiamato dello “Scudèlin” perché in passato i cosiddetti “comballi”, che trasportavano sabbia e altri materiali erano soliti fermarsi presso l’ “Osteria del Pallone”, che si trovava nelle immediate vicinanze del ponte per farsi dare una scodella di minestra bollente soprattutto nelle fredde sere autunnali ed invernali.
- CONCHETTALa Conchetta è la prima e la più piccola delle quattordici conche che s’incontrano lungo il Naviglio da Milano a Pavia. E come tutte le altre conche del Naviglio Pavese, è costituita da due canali distinti e paralleli. Un canale laterale detto “di soccorso”, corre parallelo a quello principale e consente il passaggio dell’acqua anche quando i portoni della conca sono chiusi evitando interruzioni nell’irrigazione dei campi. Il secondo canale è costituito da una vasca per la risalita e la discesa delle imbarcazioni, che viene riempito o svuotato in base alle necessità manovrando le porte che formano la celebre conca vinciana. Adiacente alla Conchetta vi è una piccola costruzione all’interno della quale vi è oggi la strumentazione per attivare il sistema delle porte, ma che un tempo rappresentava il luogo di sosta del “camparo” addetto alla sorveglianza della conca.
- SANT’ EUSTORGIOBasilica costruita nel IV secolo dal Vescovo Eustorgio, nono vescovo di Milano, la tradizione vuole che sorga sul luogo dove San Barnaba battezzò i primi cristiani. Le prime notizie certe risalgono però al XI secolo, quando fu eretto un edificio romanico, probabilmente rimaneggiato nel secolo successivo in seguito alle distruzioni del Barbarossa. Sicuramente il periodo di maggior splendore della Basilica ha inizio nel 1234, quando il convento fu affidato all’ordine dei domenicani e divenne sede del tribunale dell'Inquisizione. A capo dell’ordine era a quel tempo frate Pietro da Verona che combatté strenuamente, seguendo i dettami della Sacra Inquisizione, l’eresia dei Catari. Assassinato dal sicario di un eretico presso Barlassina, fu immediatamente canonizzato e le sue spoglie, tumulate in S. Eustorgio, divennero oggetto di venerazione. Il corpo senza testa di San Pietro è conservato nella ricca arca realizzata in marmo di Carrara che è posta al centro della Cappella Portinari. La cappella, iniziata nel 1462 per volere di Pigello Portinari, fu decorata dalla mano di due grandi artisti del rinascimento milanese, Antonio Averlino, detto il Filarete, e Vincenzo Foppa; in particolare Foppa fa di questo monumento il manifesto dell’arte del primo Rinascimento adottando soluzioni prospettiche ardite ma inserite in atmosfere luminose e delicate, ancora retaggio dell’epoca quattrocentesca. Ma perché San Pietro Martire è sepolto senza testa? La leggenda racconta che quando l'arca venne ultimata si rivelò troppo piccola per contenere il corpo del santo. L'arcivescovo di allora, Giovanni Visconti, decise quindi di fargli staccare la testa ma la conservò come reliquia e la portò a casa sua. Sembra che da quel giorno venne tormentato da terribili emicranie, che cessarono solo quando si decise a restituire alla basilica la reliquia. La testa è tutt'oggi conservata a sant'Eustorgio, in un'urna di cristallo, argento e oro. Da allora san Pietro Martire è stato assunto nella tradizione popolare a protettore dal mal di testa e viene celebrato il 29 aprile, in quel giorno era usanza picchiare il capo contro l'arca per preservarsi da questo male tutto l'anno; si diceva appunto "andà a pestà el cò in sant'Ustorg" (andare a picchiare la testa in sant'Eustorgio).